Domanda: C’è una cosa, di cui avevamo parlato a proposito dell’arte, della musica, dello spazio. Per esempio, quando si dipinge o quando ci si dedica a qualche altra forma creativa, si ha questa sensazione, l’attenzione è talmente viva che il tempo davvero si dissolve e lo spazio diventa enorme. E quindi sei lì con quella cosa, tant’è che a volte passano delle ore e non te ne accorgi, non te ne rendi conto, e a volte ha il potere anche di modificare i tuoi stati interni, gli equilibri interni. Sembra essere come una, diciamo qualità, una cosa che è sempre all’interno dell’essere umano. Non è l’uomo che ha creato qualche cosa o meglio è la qualità che diciamo che si situa all’interno dell’uomo e che gli permette di fare questa cosa, quindi queste opere. Questa dimensione, questo spazio è uno spazio che ti riporta immediatamente in fondo a te stesso.
Bruno: In questo spazio qui?
D2.: Sì. Infatti c’era una cosa, che avevo letto, di Nisargadatta, che diceva : “Vestito di spazio”.
B.: Certo. Questa è la condizione dell’umano. Se voi adesso ascoltate lo spazio, vi avvolge e vi veste. Lo spazio non è spazio nel senso nostro, di misurazione. E’ uno spazio intelligente. Non è uno spazio di rilevazioni astronomiche. Lo spazio è un’intelligenza. E’ il corpo della totalità. E lo spazio perché veste? Perché denuda la carne, la svuota. E rimane solo lui. In questo senso si è vestiti di spazio.
D.: Quindi la densità del corpo?
B.: La densità del corpo è annullata dallo spazio. In questo senso non è spazio metrico che invece dà un senso di densità, ma è uno spazio che libera. Lo spazio è una qualità della vita. Noi lo abbiamo sempre confuso con il senso di misura. Mentre è una presenza e un’assenza, oltre ad essere una distanza tra noi e le montagne, è anche il modo in cui tu sei denudato. Il corpo e la mente sono denudati della materialità, del condizionamento.
D.: Infatti, quando parlavamo di questi momenti, chiamiamoli creativi, si parlava della dimensione non solo di perdita del senso del tempo, ma di appartenenza ad una totalità. Cioè tu in quel momento sei tutto quello che accade.
B.: E’ questa vastità. Senti il tuo corpo svanire, la pesantezza della tua carne alleggerirsi, le ossa praticamente non hanno più massa, non hanno più densità, la mente è trasparente. Questo è lo spazio. Questo è lo spazio, come si intende da un punto di vista meditativo. E’ una cosa visibile, la vedi, con gli occhi dello spazio. Se vai oltre all’aspetto della misura, è là. Questo è lo spazio interessante, l’altro è uno spazio….
D3.: Razionale.
B.: Sì. Cognitivo, tecnico, mentre questo è una presenza. In montagna voi dovreste imparare a frequentare lo spazio. La montagna è uno dei posti più semplici per frequentare lo spazio. Quando si usano certi termini cercate di non leggerli a modo vostro. Il linguaggio meditativo ha dei valori aggiunti rispetto al linguaggio normale. La stessa parola ha il senso corrente ma ne ha anche uno più profondo. Allora, perché questo avvenga bene, l’organismo deve essere abbastanza curato, il sistema nervoso deve essere solido e voi dovete essere tranquilli. Da questo, si evince l’importanza di mangiare bene, di vivere una vita moderata, senza eccessi, e di stare rilassati. Altrimenti è difficile che questo impalpabile elemento si faccia vivo e soprattutto entri in un organismo e lo svuoti.
D.: Quieto è il buono di una vita morigerata. Perché una vita fatta di eccessi si consuma nella brevità dello spazio e una vita morigerata può dare nel tempo grandi cose.
B.: Questa è chiamata serietà o correttezza. Una persona seria è sempre morigerata, non è mai eccessiva, in tutte le sue manifestazioni. Allora questo spazio qui fa spazio dentro e quando c’è spazio dentro, c’è profondità, c’è libertà. E il mondo è ricollocato nella sua giusta posizione. E inevitabilmente sei distaccato perché questo spazio è distaccato. Non dovete imparare a distaccarvi. E’ questo spazio che vi distacca. Per finire, quando imparate a prendere un po’ di confidenza, questo spazio diventa i vostri occhi, diventa le vostre orecchie, e voi potete vivere attraverso gli occhi dello spazio. Non solo lo sentite e vi svuota, ma lo vedete sempre, dappertutto. E allora che cos’è che diventa importante? Non più le cose, ma lo spazio tra le cose.
D.: Che è l’ignoto.
B.: Che è la parte ignota e anche la parte libera. Allora tutte le cose diventano secondarie. Vedete quanti modi ci sono perché il mondo diventi uno strumento e non parole. Quando guardi, lo spazio è bellissimo, le cose che ci sono in mezzo non ti interessano più di tanto. E’ una forza. Lo spazio è una forza, più forte delle cose.
D4.: E va al di là di quello che facciamo noi.
B.: Certo.
D.: E quindi anche attraversa le cose?
B.: Sì. E anche le sostiene.
D.: E’ quel ponte che ti fa’ andare oltre?
B.: E’ quello che siete voi. Quello che voi siete in grado di vivere. Gli uomini vanno nello spazio. Che cavolo vanno a fare nello spazio? …risate... Ti siedi qua e vai già nello spazio.
D.: . E quindi potresti anche andare nell’universo, in sostanza?
B.: Sì. Per fare questo ci vuole un interesse specifico. Questa è una capacità che si sviluppa all’interno dello spazio. Bisogna che lo guardi in una certa maniera. Qui c’è un approccio per cui quello che arriva, arriva. Se lo spazio ci dice qualcosa di se stesso in maniera particolare, bene, altrimenti ci bastano le sue leggi generali. Non ci interessa il dettaglio pratico. Però è vero che a volte ti parla anche in pratica, nel dettaglio. Questa dello spazio è una bella strada. Il fatto di imparare a entrare in confidenza con questo spazio e dissolversi dentro è una strada celeste. Vedete che il mondo meditativo è enorme. Ridurlo al proprio vissuto, a quello che pare a noi, è abbastanza infantile.
EC. Guardate quelle nuvole come stanno coprendo la montagna di là. E’ incredibile. E’ bellissimo.
B.: Hai capito, DC? Anche questa è una via. La via del non fare. Perché sono gli spazi che dissolvono e fanno.
D3.: E’ stato un’incontro suggestivo.
D5.: Un incontro spaziale!
…risate…
B.: A Polli 13!
…risate…